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ELZEVIRO - L'inferno dei viventi - #1

"Secondo i supremi giudici, in conclusione, Giulio Andreotti è stato un associato di Cosa Nostra fino alla primavera del 1980"


Molti giornali avevano ripreso la notizia secondo la quale il sette volte presidente del consiglio è uscito indenne dal processo per mafia a Palermo. Con successiva difesa politico-mediatica contro il processo e soprattutto la magistratura.
In "La verità sul processo Andreotti", i due magistrati Giancarlo Caselli e Guido Lo Forte ristabiliscono i fatti. E spiegano perché in Italia la lotta alla mafia subisce inesorabili battute di arresto.
Secondo i supremi giudici Giulio Andreotti è stato un associato di Cosa Nostra fino alla primavera del 1980, momento a far data dal quale ha inteso dissociarsi dal sodalizio arrivando fino a promuovere, all'interno degli ultimi gabinetti (1989-1992) da lui presieduti in qualità di Presidente del Consiglio dei Ministri, provvedimenti normativi di contrasto alla criminalità mafiosa.
Il reato di partecipazione ad associazione a delinquere (capo A) fu ritenuto prescritto, con formula di non doversi procedere ex art. 531 c.p.p., essendosi esaurito, alla data del giudizio e a parere dei giudicanti, il termine prescrittivo previsto per il suddetto reato.
Al di là del risultato sanzionatorio concreto, la prescrizione del reato di cui al capo A non può, giuridicamente parlando ma non solo, intendersi quale sinonimo di assoluzione dallo stesso.
Rispetto alla seconda epoca, quella relativa alla egemonia dei ‘corleonesi’ in Cosa Nostra, a parere dei giudicanti, pur in presenza di un quadro istruttorio in grado di rappresentare effettivamente i tentativi dei nuovi reggenti di instaurare dei rapporti con Giulio Andreotti (il collegio ritenne comprovato l’incontro tra Giulio Andreotti e Andrea Manciaracina del 19 agosto del 1985), non furono portate prove sufficienti per affermare la perpetuata collusione di Andreotti., interrottasi nella primavera del 1980.
 
(fonte: youtube) (28/01/2018)